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VIA LIBERA IN ITALIA ALLA QUARTA DOSE: CHI DOVRÀ FARLA E QUANDO


E' ARRIVATO L'ANNUNCIO UFFICIALE DA PARTE DI AIFA PER LA SOMMINISTRAZIONE DELLA
QUARTA DOSE DI VACCINO ANTI-COVID. MA NON SARÀ PER TUTTI

21 Febbraio 2022 - Ultimo aggiornamento 21 Febbraio 2022


Obbligo vaccino prima e terza dose: chi non può più lavorare dal 15 dicembre

Se ne parlava da tempo ma i dubbi erano molti. Ora, è arrivato l’annuncio
ufficiale da parte di AIFA. Via libera della Commissione tecnico scientifica
dell’Agenzia italiana del farmaco alla quarta dose di vaccino anti-Covid in
Italia. Ma la quarta dose non sarà assolutamente per tutti.


COSA SAPPIAMO DELLE QUARTA DOSE: QUANTO PROTEGGE

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Mentre il mondo si avvicina al secondo anniversario della dichiarazione della
pandemia Covid da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’11 marzo,
diversi Paesi stanno lanciando, o stanno discutendo la possibilità di farlo, la
quarta dose di vaccino contro il Coronavirus per i soggetti più vulnerabili.

Israele è stata la prima nazione a lanciare la quarta dose, annunciando a
dicembre che gli adulti di età pari o superiore a 60 anni, gli operatori
sanitari e le persone con sistema immunitario soppresso potevano ricevere la
quarta iniezione se fossero trascorsi almeno 4 mesi dalla terza dose.

Proprio alcuni giorni fa è uscito su Medrxiv uno studio che dimostra come la
quarta dose di mRNA ripristini i titoli anticorpali al picco post-terza dose. La
scarsa efficacia nella prevenzione delle infezioni da Omicron lievi o
asintomatiche e il potenziale infettivo dei casi di svolta aumentano l’urgenza
dello sviluppo di vaccini di prossima generazione, scrivono i ricercatori.



Secondo gli studi, la variante Omicron, che ha portato all’ultima pesante ondata
di infezioni, provoca una ridotta protezione immunitaria anche tra gli individui
vaccinati, rispetto ad altre varianti. Molti studi dimostrano che le persone
vaccinate con il quarto vaccino sono 2 volte più protetti contro le infezioni
rispetto a quelli vaccinati con 3 dosi e da 3 a 5 volte meglio protetti da
malattie gravi rispetto a quelli vaccinati con 3 dosi.


CHI DOVRÀ FARE LA QUARTA DOSE E QUANDO

Ma, almeno per il momento, la quarta dose non sarà per tutti.  La quarta
somministrazione in Italia sarà solo ed esclusivamente per pazienti gravemente
immunodepressi, che abbiano completato il ciclo primario di immunizzazione,
composto per questa categoria da 2 dosi più quella addizionale, la numero 3.

Ma attenzione, l’AIFA chiarisce un concetto molto importante: per i pazienti
immunocompromessi, questa quarta dose equivale di fatto alla terza dose booster
fortemente raccomandata per la popolazione generale.



Mentre arriva in Italia il primo farmaco che previene il Covid, messo a punto da
AstraZeneca, l’indicazione degli esperti è che la quarta dose venga
somministrata con vaccini a mRna, negli stessi tempi del booster per tutti, cioè
dopo 4 mesi e a partire dal 1° marzo. Le persone interessate sono circa 500mila
in tutta Italia.

Per quanto riguarda i dosaggi, l’indicazione è di 30 mcg in 0,3 mL per Pfizer
nei soggetti di età pari o superiore a 12 anni e 50 mcg in 0,25 mL per Moderna
nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni.


QUARTA DOSE PER TUTTI?

Per il resto della popolazione, potrebbe prendere consistenza l’ipotesi di un
richiamo annuale, come avviene per la normale influenza.



“Come indirizzo generale dovremo vaccinarci annualmente – ha detto il direttore
generale dell’Aifa, Nicola Magrini. Del resto questa è la prima campagna di
vaccinazione di massa a livello mondiale. Se sarà necessario rivaccinarsi tutti
o solo i soggetti a maggior rischio al di sopra di una certa età si studierà nei
prossimi mesi”.

Tuttavia, a due giorni dal via libera di AIFA, il ministro della Salute Roberto
Speranza è tornato sul tema e ha detto: “Ci teniamo pronti” rispetto alla
possibilità di estenderla a tutti. La quarta dose per tutti potrebbe arrivare in
autunno.


CHI MUORE OGGI PER COVID

Intanto, mentre Omicron rallenta la sua corsa (qui i nuovi sintomi “spia” da
tenere sotto controllo), arrivano i dati aggiornati del Report integrale sulla
sorveglianza epidemiologica SarS-Cov-2 dell’Istituto superiore di sanità. Dati
riferiti ai agli over 12 registrati nel periodo 24 dicembre 2021-23 gennaio
2022.



Ancora una volta, i dati sulla mortalità per Covid sono incontrovertibili. Tra i
non vaccinati sono stati 107 i decessi per 100mila abitanti, rispetto ai 15 per
100mila abitanti di chi ha fatto 2 dosi entro i 120 giorni e ai 6 decessi per
100mila abitanti di chi ha fatto anche la terza dose.

Tradotto, significa che tra le persone senza vaccino la mortalità è 19 volte più
alta rispetto a chi ha fatto la terza dose booster, e circa 7 volte maggiore
rispetto a chi è vaccinato con 2 dosi da meno di 4 mesi.

Oltre a quelli sulla mortalità, ci sono anche i dati sui ricoveri e le terapie
intensive, anch’essi palesi. Il tasso di ricoveri in terapia intensiva per i non
vaccinati è pari a 35 per 100mila abitanti rispetto ai vaccinati con ciclo
completo, che è invece di 4 ricoveri per 100mila abitanti e rispetto ai 2
ricoveri in terapia intensiva per 100mila abitanti registrato tra i vaccinati
con dose aggiuntiva/booster.



Significa che le persone che non sono vaccinate contro il Covid vanno in terapia
intensiva circa 20 volte di più di chi ha fatto anche la dose booster e 8 volte
di più rispetto ai vaccinati con 2 dosi fatte da meno di 120 giorni.


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CHI FINISCE IN OSPEDALE: LE DIFFERENZE EVIDENTI TRA VACCINATI E NON

Per quanto riguarda i ricoveri in area medica, il tasso di ospedalizzazione per
i non vaccinati è di 380 ricoveri per 100mila abitanti contro gli 84 ricoveri
per 100mila abitanti registrato fra chi aveva 2 dosi, e contro i 41 ricoveri per
100mila abitanti tra chi aveva la dose aggiuntiva/booster.

Dunque le persone non vaccinate contro Covid-19 vengono ricoverate in ospedale
circa 9 volte di più rispetto a chi ha fatto la dose booster, e circa 5 volte di
più rispetto a chi ha fatto la doppia dose.



Da sottolineare in maniera chiara anche i dati del Report sui contagi. Perché se
è vero che lo scopo del vaccino è “endemizzare” la malattia, cioè renderla
endemica ma non pericolosa, è anche vero che i vaccini sono fondamentali anche
contro l’infezione. Non proteggono al 100%, ma proteggono, e contribuiscono a
ridurre la circolazione del virus.

La vaccinazione anti-Covid riduce del 64% il rischio di infettarsi con
Sars-CoV-2 nelle persone che hanno fatto la dose aggiuntiva/booster, del 63%
entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale con 2 dosi, del 52% tra i
91 e 120 giorni, del 42% oltre 120 giorni dalla doppia dose.

Per quanto riguarda la prevenzione dei casi di malattia severa, è pari al 93%
nei vaccinati con dose aggiuntiva/booster, è dell’87% nei vaccinati con ciclo
completo di 2 dosi da meno di 90 giorni, dell’89% nei vaccinati con doppia dose
da 91 e 120 giorni, e scende all’83% nei vaccinati che hanno completato il ciclo
vaccinale da oltre 120 giorni.

Categories: salute
Tags: Coronavirus, Economia internazionale, Sanità, Unione europea, Vaccini
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